martedì 21 settembre 2010

Scrittura creativa: Tel Aviv 2010


Con la scrittura creativa la mente è libera di volare lontano, di spaziare esplorando mondi, scenari, situazioni, ambienti. Viaggiate con la fantasia, dove tutto è possibile.... Se volete dare una voce narrante all'immagine, fatelo subito inserendo un commento o inviando la vostra storia a  reportersoul@yahoo.it  sarà pubblicata sotto la fotografia.
















Tel Aviv 2010  ©  Fabrizio Lonis www.fabriziolonis.com

4 commenti:

  1. Un uomo, esausto, è quasi arrivato alla meta.
    Ha camminato per giorni prima di arivare alla città...
    Ora è stanco, al suo cammino manca una tappa.
    L'ultima.

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  2. La strada raccoglie le umane miserie, come la fogna gli indesiderati nostri residui....
    Tra l'indifferenza dei nostri giorni, l'unica solidarietà rimane una panchina, la triste sorte di chi non sa mai quando giocherà....

    Gianni

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  3. Alle due del pomeriggio, i raggi del sole infuocano i tetti della “collina di primavera”, tutti si apprestano a rincasare, ma c’è chi si ripara all’ombra di un albero, chi trova ospitalità in un caffè.
    La calura fà brutti scherzi, spandono all’orizzonte i fumi e i vapori, facendo immaginare strane le persone che camminano lungo il viale.

    Mi sembra di riconoscere Meir, il barbiere, ha appena chiuso la sua bottega è proprio all’angolo, giù alla fine del viale, ha un passo spedito sembra aver fretta e mi saluta con un cenno della testa, attraversa la strada, ma al mio saluto egli è già sparito.

    Le poche vetture che vanno, arieggiate da dentro, ossequiano come termiti in fila indiana il semaforo impietoso, che sempre all’erta, si adegua al suo destino.

    Osservo intorno, nessuno. Un platano mi offre l’ombra e più in là una panchina mi rapisce.

    Decido di farle compagnia, piuttosto comoda per essere un giaciglio condiviso, la cosa mi sorprende, ma non più di tanto.

    Le palpebre si chiudono e il sonno ha la meglio.

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  4. Verrà la morte
    e avrà la tua panchina
    su cui sedersi
    per un etereo riposo.

    Cesare Palese

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